“Non affidate il vostro sorriso al primo che capita”. E’ questo l’invito dell’ANDI per sensibilizzare verso il problema dell’abusivismo odontoiatrico e i rischi che il turismo odontoiatrico comporta.
“Ancora oggi – dice il Presidente dell’Associazione Nazionale Dentisti Italiani(ANDI) G. Prada – sono molti i pazienti che si rivolgono a finti dentisti, veri e propri truffatori che si spacciano per professionisti senza averne titoli, autorizzazioni e capacità”.
“Vi fareste fare un elettrocardiogramma da un elettrauto”, si chiede Prada. Ovvio che no. Lo stesso deve valere per la cura dei denti e la bocca. Rivolgendosi a un falso dentista si mette a rischio la propria salute generale. Il rischio arriva dal fatto che un finto dentista non ha studiato per fare il dentista e non si aggiorna, come fanno i dentisti veri. Una cura odontoiatrica non è un servizio artigianale – tappo il buco del dente, costruisco la protesi – ma un atto medico che implica, in primis, saper riconoscere lo stato di salute del paziente e i suoi bisogni per evitare rischi futuri. Requisito necessario per ottenere una cura di successo o di una riabilitazione che durerà nel tempo se si tratta di interventi protesici.
Affidandosi a un abusivo, poi, si rischia di trovarsi in uno studio dove non rispettano norme igieniche legate alla sterilizzazione, lo studio illegale non viene costantemente controllato come capita ai dentisti abilitati.
Altra pratica rischiosa è quella di rivolgersi all’estero per cercare un dentista che, all’apparenza, costa di meno. “Ognuno è libero di farsi curare da chi gli pare e non abbiamo nulla da dire contro la concorrenza – dice il Presidente Prada – ma è doveroso sottolineare che questo comporta tutta una serie di aspetti negativi che sono stati denunciati dai tanti pazienti che hanno ricevuto cure in quei Paesi. Uno di questi è il fatto che i pazienti che si rivolgono all’Estero non hanno nessuna possibilità di rivalersi legalmente contro quei dentisti in caso di insuccesso o problemi. Problemi che sono tanti e frequenti in primo luogo perché non vengono rispettati i tempi biologici necessari per le cure, le riabilitazioni”.